Gaia

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gru_23

Mio marito aspetta un figlio da un’altra.
Strana la vita ma a me va bene così.
L’ho amato così tanto da dimenticarne il motivo,
e così è successo che non ho più visto nient’altro: né più lui né più me.
Non ho più visto il cane,ne il nostro giardino,né che l’auto era troppo pulita per rilavarla ancora.
Non ho visto più niente che non fosse il mio amore.
E allora mio marito adesso aspetta un figlio da un’altra.
Strana la vita.
Ma me lo ricordo quel giorno lì, davanti casa: dovevamo andare a prendere sua madre e a me non andava per niente, ma come al solito avevo fatto scivolare quell’insofferenza assieme alla canotta di raso.E’ come una carezza: pochi secondi di liscissimo moto verticale e tutto s’addolcisce.
E allora eravamo lì, avevo appena aperto la portiera dell’auto; avrei guidato io,tanto per sentirmi più coinvolta ma lo stormo di aironi mi fece tentennare.Pochi secondi di me e lui dai lati opposti della vettura,due sportelli aperti come ali di un uccello robot; guardavamo il volo prima che lo inghiottissero i tetti. Ho avuto appena il tempo di dirgli : << nostra figlia chiamiamola Gaia >> .
La verità è che ho pensato l’amore più di quanto abbia pensato a noi due: ho pensato a Lilli e il Vagabondo più che a Laura e Gianluca e ho sbattuto mille volte le ali di quell’uccello robot per andare da qualche parte a festeggiare gli anni che passavano.
Il concetto “insieme” lasciato in rassegna come i vecchi libri ancora da leggere che non leggerò mai ; ma del chi sta insieme a chi,come la risolviamo? Come fai a pensare a Lilli senza il suo Vagabondo?! Ne conosci i tratti generali,gli occhioni ed i sorrisi;intuisci un innamoramento e rifuggi al resto del racconto con la chiusa di dovere.Ti affezioni all’immagine e la iconizzi così per non cambiarla mai più.Non riesco a biasimarmi nemmeno da sola ma questo non me lo fa comunque apparire intelligente.
Avrei dovuto non rassegnarmi all’idea del matrimonio; avrei dovuto non rassegnarmi al tema del tempo che ci scorre dritto nel mezzo come se intanto si continuasse a comunicarsi qualcosa, per il semplice fatto di condividere una casa e le bollette.
Perchè che ben mi ricordi ora,io non avevo più idee: ogni luogo mi sembrava già visto;ogni esperienza già fatta,ogni amico già invitato,ogni vino già stappato.Anche il nostro anniversario era diventato un memoriale sacro del primo.Ci preoccupavamo almeno di cambiare la spa,giusto per sentirci più giustificati.
Ci siamo incontrati a 28 anni e stare insieme ci è sembrato così logico.
Tredici anni volati come giorni ed io l’ho amato così tanto da non capirne il motivo.
Poi ho smesso di amarlo per amare l’idea di lui e l’idea di noi ed aiutarmi a sconfiggere la paura del “per sempre” che ci condannava insieme senza farci decidere mai,senza rinverdirci nelle intenzioni,come se non potessero cambiare.
Perchè il cambiamento è un tabù.
E mi sono inventata talmente tanti impegni per non vederci cambiare più.
E mentre io fingevo,lui cresceva; e mentre lui cresceva io continuavo a tagliarmi i capelli sempre nello stesso modo.
Gli ho negato la mia fertilità per non sentirci morire in quell’attenzione che ci saremmo negati, poi. Fantasticavo su un figlio raccontandomi mille motivi per i quali non avremmo dovuto farlo nascere e davo la colpa al mondo, mentre lui piangeva via la sua voglia di continuare a creare.
Ma quel giorno davanti agli aironi non sono stata più coraggiosa: avevo solo capito di averlo perso e avevo smesso di fingerlo poco prima di andare a prendere sua madre.Il tempismo non è mai stato il mio forte.
Così mio marito adesso aspetta un figlio da un’altra e con il mio enorme ritardo ho avuto appena il tempo di dirgli : << nostra figlia chiamiamola Gaia >>, e tutto il resto di una vita per desiderare che mi chiedesse il perchè.

(foto: lipubenveneto)